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L’albero dei morti

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Luna

luna bella

dove mi porti tu

colombella?

La cenere nell'urna

scaldando, al mese

risorgi; del bilancio

ignorando i saldi

nel mondo degenere

torni piena su moncherino

a stazionarci.

Eppure sai ch'è di poco conto

l'albero dei morti: morenti

stillano sudore estremo

dal vivere, su per la schiena

alla nuca: fluviale clamore

di voci fino alla vastità

delle tempie, depauperata

intelligenza

... Che prenderci dalle parole

cosa vuoi che ci prenda?

Le chiacchiere scorrono in gola

fanno male e sanno di fiele

come una birra di poco prezzo

o una pizza di poco prezzo

che, se ogni cosa ha un prezzo

ben poca ha da esere quello

umano. Un'altra cosa alla buona

forse l'ultima, me l'hai

insegnata: è per la testa

che ci se ne vien fuori

... Ora che t'allontani algida

luna

luna bella

dove vai tu

colombella: perchè

tanto strepito, rantolo

soffocato

dal fondo dell'abbraccio

già che brilli infine appena fuori

dal cranio?

 Salvatore Pizzo - 11/09/2017 17:24:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Nando:
Anzitutto grazie di cuore per l’apprezzamento tanto lusinghiero. Ma anche per la lettura che mi introduce ad una interpretazione che mi era sfuggita, quando, nel rileggerla, avevo pensato che fosse trasposizione troppo personale. In effetti, quel termine"saldi"può dare adito a diverse interpretazioni, tutte ugualmente accettabili. Però se si tiene conto che, molto spesso si cerca la complicità di qualcuno o qualcosa, in questo caso è la luna, per potere esprimere qualcosa che difficilmente si confesserebbe in pubblico, si potrebbe desumere anche che quel"saldi"si potrebbe intendere come parte di bilancio di vita, in cui si possano definire in negativo o in positivo le considerazioni che se ne ricavano dal consuntivo esistenziale. Però ci sta molto bene pure la tua lettura, poichè la vicenda personale, in genere, non trascende quella generale e comune. Anzi spesso quella personale si fa specchio di quella dei molti. Così voleva essere la mia riflessione sulla vita e sulla morte: ovvero cercare di comprendere e rimandare una verità che m’è parsa fondamentale...
Ancora grazie con un più che caro saluto

X Leonora:
Si, mi sono accorto della tua deriva canterina, mia cara amica. E debbo dire che i risultati sono molto apprezzabili. Per quanto mi riguarda, posso solo dirti che, quando scrivo, non penso mai che i miei umili versi possano diventare strofe di canzoni. Cerco di lasciarli sfogare e dunque trasporli per come mi nascono. Magari, in futuro, riuscirò a darci una piega meno musicale e più piatta, quasi discorsiva, come spesso mi propongo di fare. Anche se poi i risultati sono ben altri. Ma si sa che: non bisogna mai esagerare nel cercare di irreggimentare i propri sentimenti.
Per quanto riguarda quei versi che tu mi segnali con acutezza, posso soltanto dirti che me ne ero accorto che potessero risultare un po’troppo ridondanti. Ci ho riflettuto su parecchio, fino all’atto della pubblicazione. Però poi ho risolto la cosa dicendomi masochisticamente: in fondo, era quel che cercavo di esprimere, la ridondanza, ovvero la povertà del vivere pur nel consumismo più sfrenato.
Comunque ti garantisco che, in futuro, quando dovessi decidere di metterci mano, di certo terrò conto del tuo prezioso suggerimento. Del resto trovo molto buona la tua soluzione.
Per quanto riguarda invece quel "ben poca cosa", credo che andando fino alla fine del periodo, dunque al punto, si possa ricavare che:" se ogni cosa ha un prezzo,
ben poca cosa ha da essere quello
umano."
Grazie più che mai di cuore anche per gli spunti sempre assai fertili di interessanti considerazioni.

X Ryan
Pensa che, in una versione intermedia, pensavo proprio di cancellarlo l’incipit così canterino. Poi m’è nata l’idea della chiusa che lo riprendeva, pur se cambiato leggermente, e la cosa mi ha conquistato: nel mezzo ci ho messo tutto lo sproloquio dettato dalla sofferenza e dalle considerazioni molto amare alle quali si arriva, seguendo il percorso di vita, il più delle volte disillusi e feriti, però anche ricchi di quel che tu definisci in modo molto apprezzabile"consiglio buono". E in un certo senso mi piace che se ne possano cogliere, di consigli buoni, dallo scrivere, come dalle fiabe...
Grazie di cuore anche per l’apprezzamento assai lusinghiero con un abbraccio bello bello...

X Klara:
Mia cara amica, che sia da rivedere, è fuori di dubbio. Però lasciami godere almeno per un po’ il piacere d’avere chiuso, almeno parzialmente, questo scritto che m’è costato così tanta fatica e dolore: com’è difficile conciliare quel senso di bellezza e leggerezza che si vorrebbe sempre dalla vita, con le prove altrimenti terribili e distruttive, alle quali invece ci sottopone
l’esistenza. Se ti raccontassi da cosa nasce l’ispirazione, forse potresti comprendere meglio quanto sia difficile, se non impossibile, mantenere quel tono iniziale. Casomai esso m’è servito per attenuare qualcosa che avrebbe potuto risultare pesante, addirittura opprimente, per non dire distruttivo: afasico al punto tale da soffocare. Ma raccontare non è così semplice, a maggior ragione quando ci si ritrova coinvolti nella natura più intima. allora si prova a chiamare qualcuno o qualcosa che possa interloquire senza distrarre, ma anche risultando neutro, poichè quel che si sta per dire è senz’altro passibile di contraddittorio. Così è quando si parla della vita e della morte, raccontando di come la si possa vedere sfumare di tra le braccia filiali, proprio come fosse un bene non poi così prezioso. Perchè, normalmente, si dice che un diamante soltanto può essere per sempre. Quindi la vita no, visto che non può essere per sempre. Insomma: qualcosa per cui non ci se ne può venir fuori che di testa. Perchè è così che si nasce il più delle volte. Ma anche si muore molte altre volte: quando il corpo si consuma per dare le ultime residue energie ad un cervello che non le trattiene pi, lasciandosele sfuggire con gli ultimi sudori attraverso il cranio...
Grazie di cuore per la lettura e l’apprezzamento, ma anche per il consiglio che terrò senz’altro presente, poichè incontra il mio sentire.
X Silvia:
Grazie di cuore per il graditissimo e lusinghiero commento, mia dolce amica.
A te un abbraccio d’immenso e l’augurio per una serata d’incanti.

 Silvia De Angelis - 11/09/2017 16:59:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

Una speciale musicalità poetica in questi versi originali, e con tratti d’amarezza, che ho letto con immenso piacere
Un abbraccio, Sal, silvia

 Klara Rubino - 11/09/2017 12:09:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Salvatore ci sono dei punti strepitosi, come quando ti rivolgi direttamente alla luna, delizioso quel "colombella"; altri punti appesantiscono i contenuti sognanti da cui sei partito.
Secondo me è da rivedere, per farne un capolavoro!
Un caro saluto.

 Ryan - 11/09/2017 09:02:00 [ leggi altri commenti di Ryan » ]

Una bella canzone, e il ritornello entra nelle orecchie facilmente.

"Luna
luna bella
dove mi porti tu
colombella?"

Le chiacchiere scorrono in gola e fanno male, ma chi ha la testa sulle spalle reagisce sempre bene alla fine.

Questo mi ha trasmesso la tua poesia, un consiglio buono.

"Luna
luna bella
dove mi porti tu
colombella?" Bellaaaa :-)

 Leonora Lusin - 11/09/2017 06:11:00 [ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]

Musicabile,credo,sai che ultimamente sono fissata...e bellaaa.
Due sole note

"Le chiacchiere scorrono in gola
fanno male e sanno di fiele
come una birra di poco prezzo
o una pizza di poco prezzo
che, se ogni cosa ha un prezzo
ben poca ha da esere quello"

pizza di poco prezzo mi sembra ridondante....troverei un’altra soluzione... proprio nel senso chimico...ne tento una ma ce ne sono tantissime...

"Le chiacchiere scorrono in gola
fanno male e sanno di fiele
come una birra di poco prezzo
o un darsi via a poco prezzo
che, se ogni cosa ha un prezzo
ben poca ha da essere quello"

ben poca a che cosa si riferisce? Non mi è chiaro...Ciao Salvifici che la Dea ci salvi...

 Ferdinando Battaglia - 10/09/2017 19:38:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Bella, davvero bella, soprattutto rileggendola più volte, ché così se ne comprende a mano a mano sempre con più chiarezza sia il contenuto sia lo forma scelta, tra il surreale, un linguaggio più ordinario e quotidiano (saldi, birra e pizza a poco prezzo), la lacrima di un pierrot e il senso di un’indignazione civile. Infine, ma se mi sbaglio chiedo scusa, la mia interpretazione vi legge un testo- denuncia che, per il valore civile già detto e per la capacità di rappresentazione drammatica della barbarie del nostro tempo, diffonderei nel web come antidoto di verità.

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